Il brasiliano crede nel lavoro dell’ex compagno «Con De Rossi questa squadra può crescere ...
Amantino Mancini oggi vive in Brasile,ma non hamai smesso di occuparsi di calcio. L’Italia, e soprattutto la Roma lo hanno reso un grande giocatore e poi un allenatore, seppur per poco tempo. Con la maglia giallorossa duecentoventidue presenze e cinquantanove gol oltre che due Coppe Italia e una Supercoppa. Dall’ex compagno De Rossi, oggi allenatore nella Capitale, a El Shaarawy fino ai ricordi con Spalletti. Il brasiliano si è raccontato in esclusiva a Il Tempo.
Amantino, è tornato in Brasile da qualche anno dopo che hai smesso. Di cosa si sta occupando?
«Mi sto occupando di tante cose. Vendo immobili, ho un progetto di acquistare una squadra a Belo Horizonte, che gioca in Serie B nel campionato del Minas Gerais e prenderne la direzione sportiva. L’obiettivo assieme ai miei soci è quello di lavorare sul settore giovanile».
Segue sempre la Roma. Ha parlato con il suo excompagno De Rossi?
«Ci siamo sentiti quando la Roma gli ha affidato la panchina. L’ho chiamato per augurargli buona fortuna in questa nuova avventura alla guida della Roma. Ci sentiamo molto spesso e sono felice che abbia avuto questa possibilità. Seguo sempre i giallorossi e faccio il tifo per loro e per Daniele».
Conosce bene Daniele dal punto di vista umano, ma cosa ne pensadel suo lavoro a Roma dal punto di vista strettamente calcistico?
«A livello umano è un ragazzo eccezionale, una persona perbene. È sempre stato umile sin da quando era un calciatore. Per quanto riguarda l’aspetto legato al lavoro sul campo era un centrocampista «tattico» già quando giocava. Per noi era un altro allenatore in campo, un trascinatore che trasmetteva grinta. È uno di quelli adatti a fare l’allenatore e penso possa fare una grande carriera».
Nel suo ruolo attualmente sta giocando El Shaarawy. Quanto è cresciuto con De Rossi?
«El Shaarawy è cresciuto tantissimo con De Rossi. Gioca con più fiducia ed èun ragazzo molto importante per il sistema di gioco di Daniele, soprattutto per l’equilibrio tattico. Aiuta tantissimo in marcatura e rientra per coprire. Quando va in percussione riesce a spaccare le difese avversarie. È uno dei protagonisti più importanti dello scacchiere giallorosso».
Ai suoi tempi la Roma era una delle squadre più «brasiliane» del campionato mentre oggi non ha alcun calciatore proveniente dal Brasile. Cosa è cambiato?
«Ai miei tempi c’erano minimo tre o quattro giocatori brasiliani. Oggi purtroppo non è così ma magari è un momento passeggero per il calcio brasiliano. Penso che in futuro le cose potranno tornare comeprima, il Brasile è stato sempre un paese che ha esportato tanti calciatori. Stiamo vivendo una fase diversa con questa generazione di ragazzi e si fa più fatica a portare in Italia giocatori forti».
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