Eccoci al quarto e penultimo degli appuntamenti incentrati sulle moderne metodologie d’allenamento ...
Ciao amici! Eccoci al quarto e penultimo degli appuntamenti incentrati sulle moderne metodologie d’allenamento. Nel primo vi ho proposto un’infarinatura generale. Nel secondo e nel terzo abbiamo visto come si è evoluta la preparazione di portieri e difensori. Oggi ci occupiamo dei centrocampisti partendo sempre da un presupposto chiave: il calcio è cambiato.
Quello del centrocampista è un ruolo nevralgico nel dinamicissimo calcio moderno. È proprio nel cerchio di centrocampo, infatti, che spesso si determinano gli indirizzi tattici del match. Pertanto, è di fondamentale importanza che il giocatore che interpreta questo ruolo sia lucido e reattivo, capace di leggere anticipatamente cosa accadrà attorno a sé, quali saranno le intenzioni degli avversari, quale sarà il movimento effettuato dal compagno di squadra.
In quest’ambito, considerato l’aumento della velocità di gioco, è importantissimo allenarsi ad affrontare le situazioni di imprevisto, soffermandosi sul tempo di risposta (o reazione) alla giocata inattesa. A tal fine, in aggiunta ai classici allenamenti, sempre più club stanno iniziando ad implementare gli strumenti e il lavoro settimanale riguardanti le stimolazioni cognitive. Migliorarsi sotto tale aspetto consente al centrocampista di innalzare quel livello prestativo mnemonico utile ormai in ogni circostanza.
Ovviamente, per i centrocampisti valgono tutte le tecniche di allenamento tradizionali (e non) che ci siamo detti le scorse volte. Ma in questo ruolo le doti tecniche hanno una rilevanza ancora maggiore, perché il centrocampista è il fulcro del gioco e i suoi piedi sono lo strumento tramite il quale prendono forma le trame offensive.
Il calcio è cambiato e con esso le caratteristiche e le qualità richieste ai calciatori del reparto di centrocampo. Più volte abbiamo sottolineato come il calcio sia diventato uno sport in cui la prestanza fisica rappresenta un fattore cruciale. Confermo. Tecnica, fisico, tattica e cognitiva sono quattro aspetti da conciliare senza sottovalutare nessuno di essi. Il centrocampista moderno deve essere un giocatore completo, universale, che sappia fare tutto, anche in ottica “rotazione”. Il famoso centrocampista “a tutto campo e a tutto tempo”, come lo definisce Arrigo Sacchi. Naturalmente, è sempre complicato trovare certi equilibri. Ed è compito dell’allenatore valutare e studiare come esaltare le potenzialità di un suo calciatore, migliorarne i punti deboli. Su questa premessa vorrei fare un appello: non trascuriamo la tecnica!
Lo dico perché ho l’impressione che si stia esasperando il valore della fisicità a discapito della tecnica di base. Almeno per quanto riguarda i centrocampisti, perché poi il discorso è diverso per difensori, il cui bagaglio tecnico è molto migliorato negli ultimi tempi, grazie anche alla tendenza di costruire dal basso.
Tornando ai centrocampisti, sintetizzo così il concetto: top player a parte, ho riscontrato un abbassamento del livello medio della padronanza del pallone. E questo è un trend da invertire, a mio parere. Da dove iniziare? Dalle scuole calcio, inculcando il principio che la tecnica è l’essenza di certi ruoli (si pensi al regista o alle mezzali), per funzionalità, per estetica, perché permette all’intera squadra di corre meno e meglio (passaggi precisi e stop fatti bene).
Amici spero vi sia piaciuta la mia analisi e che tornerete a leggermi. Il prossimo articolo riguarderà gli attaccanti. Un saluto a tutti!