Il calcio è cambiato, ma ovviamente il compito principale di ogni portiere è rimasto ...
Ciao amici! Eccoci al secondo degli appuntamenti incentrati sulle moderne metodologie d’allenamento. Nel primo vi ho proposto un’infarinatura generale, partendo da un presupposto che vi ripeterò molte volte nel corso delle mie analisi: il calcio è cambiato. Oggi, ricollegandoci proprio a questo assunto, andremo a vedere come si è evoluta la preparazione dei portieri.
Il calcio è cambiato, ma ovviamente il compito principale di ogni portiere è rimasto quello di difendere la sua porta parando i tiri degli avversari. Raccolta a terra del pallone, capacità coordinative, ritrovamento della posizione, uscita, fase acrobatica, spostamenti: per questo ci sono le modalità di esercitazione classiche, supportate da alcune nuove tecnologie. Un esempio, per quanto riguarda l’allenamento dei riflessi, è la “fitlight”, un sistema costituito da dischi con luci LED ed un controller centrale che offre la possibilità di creare “modelli di movimento” allenando la reazione e la percezione dell’atleta con stimoli visivi.
La novità è che nel calcio moderno il portiere è sempre più spesso coinvolto nelle dinamiche del gioco. Nella maggior parte dei casi, infatti, è proprio dal portiere che comincia a svilupparsi la manovra della squadra. È il cosiddetto “fenomeno” della costruzione dal basso, fenomeno che affonda le radici nel Milan di Sacchi e che è stato riproposto in versione estrema da Guardiola. Pep l’ha lanciato a Barcellona e l’ha portato anche al Bayern Monaco e in Premier League. Attualmente, chi più e chi meno, tutti gli allenatori giocano così. L’obiettivo è procurarsi un vantaggio in termini di spazi da attaccare sulla pressione avversaria. E in questo ambito, il coinvolgimento del portiere ha lo scopo di guadagnare un uomo da utilizzare per ottenere superiorità numerica e posizionale.
Con la ripartenza dal basso, il portiere è dunque chiamato a partecipare all’azione in modo attivo. Ciò presuppone che debba possedere una discreta padronanza tecnica, una buona predisposizione a ricevere la palla (particolare attenzione alla postura) e una visione di gioco che gli consenta di fare le scelte giuste. Allenarsi in tal senso è diventata un’abitudine per gli estremi difensori, tanto è vero che alcuni riescono a sviluppare qualità superiori a determinati uomini di movimento. Avete presente Ederson? Grande lanciatore, ma anche abilissimo palleggiatore: è l’emblema del portiere moderno.
Il movimento del portiere nella costruzione dal basso rientra in uno spartito tattico con dettami ben precisi. In fase di “ripartenza”, il portiere deve tenersi sempre in una posizione tale da fornire un’alternativa valida ai compagni. Cioè quella da vertice del triangolo, orientando il suo corpo in direzione della palla, nonché tenendo le distanze opportune a seconda della propria zona di ricezione, al piazzamento compagni e degli avversari. Se riceve la sfera ha il compito di smistarla sull’uomo che ritiene meglio messo, sempre in relazione agli avversari e al copione di gioco stabilito dal proprio allenatore.
L’altra volta abbiamo fatto riferimento ai droni. Ecco, quelli sicuramente forniscono un importante feedback ai portieri ai fini della comprensione dei movimenti da fare in impostazione o accompagnamento della manovra. Per il resto, i preparatori hanno introdotto una serie – infinita - di esercizi specifici. Tutti, o quasi, si basano su tre pilastri: presa e trasmissione, ricezione del retropassaggio e trasmissione, sviluppo nello spazio e sostegno. Se vi interessa, magari faremo un ulteriore approfondimento in futuro.
E veniamo, quindi, ai calci di rigore. Questa è una circostanza sempre esistita, ma solo negli ultimi tempi i portieri hanno cominciato a studiare in maniera attenta le caratteristiche dei tiratori. È nata una sorta di specializzazione, quella del “para-rigori”. L'uno contro uno è diventata una sfida nella sfida, visto che gli stessi tiratori hanno iniziato ad osservare le abitudini dei portieri.
Ma il rendimento dei portieri sui calci di rigore molto dipende anche dal fattore psicologico. Non a caso si dice “ha avuto i nervi saldi” quando un estremo difensore riesce a neutralizzare un tiro dal dischetto.
Il fattore psicologico, inoltre, assume un particolare rilievo nelle prestazioni dei portieri, perché, la stragrande maggioranza delle volte, un errore è sinonimo di goal subito. Reagire è l'imperativo se ciò accade. Pesantissime sono le ripercussioni dal punto di vista mentale se non si è abbastanza forti.
Lo abbiamo sottolineato anche nel primo articolo: solitamente, affinché i propri tesserati possano godere di un supporto mentale che gli permetta di esprimersi al meglio, i club sono soliti ingaggiare dei professionisti: i “mental coach”, i “mental trainer” o veri e propri psicologi.
Amici spero vi sia piaciuta la mia analisi e che tornerete a leggermi. Il prossimo articolo riguarderà i difensori. Un saluto a tutti!