Tecniche moderne di allenamento ...
Ciao amici, inizia una serie di appuntamenti in cui vi parlerò delle tecniche moderne di allenamento. Oggi vi propongo un’infarinatura generale, poi andremo ad approfondire la tematica ruolo per ruolo nei prossimi articoli. Innanzitutto, bisogna partire da un presupposto: il calcio è cambiato.
Il calcio è cambiato e con esso le metodologie di allenamento. Principalmente, è finita l’epoca in cui tutto si basava su tecnica, fantasia o mera fatica. Si lavora molto con la palla, certo. Ma difficilmente si tratta di esercizi finalizzati a migliorare le capacità tecniche di un calciatore: il focus è incentrato su qualcosa che si andrà ad applicare in partita. Almeno per quanto riguarda l’ambito professionistico. E non potrebbe essere altrimenti, considerato quanto sono diventati fitti i calendari, stressanti le stagioni e poco il tempo per prepararsi ai molteplici impegni. Differente il discorso per quanto riguarda la preparazione atletica, sempre più indirizzata verso un lavoro individuale.
Venti o trent’anni fa si eseguivano dure sessioni di preparazione atletica, soprattutto in vista dell’inizio del campionato. Anche oggi è così, ma poi il lavoro si sviluppa diversamente nel corso dei mesi successivi: il valore fondamentale di prestanza e capacità fisiche è cresciuto in proporzione all’aumento considerevole del dispendio energetico (aumento partite). I preparatori e i relativi staff specializzati sono alla costante ricerca della “performance perfetta” e i giocatori vengono allenati con mezzi specifici affinché possano offrirla.
Recentemente, le varie metodologie di allenamento “ordinario” – talvolta anche quelle adottate in fase di preparazione - hanno iniziato a basarsi sia sulla palestra sia sull’utilizzo di carichi a corpo libero, in alcuni esercizi definiti “funzionali”. Tradotto, ogni calciatore svolge un allenamento mirato in base alle proprie caratteristiche, al suo ruolo e alla sua struttura fisica. Ovvio che un regista di centrocampo abbia meno necessità di scattare rispetto a un esterno o a una prima punta. Ovvio che un difensore centrale debba concentrarsi soprattutto su un lavoro che gli permetta di giocare d’anticipo o far sentire la propria fisicità all’attaccante.
Il tutto avviene in un contesto dove la tecnologia la fa da padrona (vedi GPS), misura dati, li confronta, ti suggerisce come migliorarli. Insomma, ogni club, al giorno d’oggi, riceve una miniera di informazioni e le utilizza per rendere sempre più efficiente le proprie risorse.
La tattica – lo sanno bene gli italiani – è qualcosa che è sempre esistita. Non la scopriamo di certo col calcio moderno. C’è da dire, però, che anche sotto questo aspetto c’è stata un’evoluzione pazzesca in quanto a metodologie.
Dall’ausilio dei droni a quello col GPS, fino ad arrivare a varie piattaforme che hanno sostituito le vecchie lavagnette ed offrono un quadro completo dello spostamento dei giocatori e degli scenari che si creano nel corso di una partita. Come per quello fisico, l’allenamento tattico può essere intensificato con un lavoro individuale.
In sostanza direi che, assieme a quelle relative alla parte atletica, le innovazioni in ambito tattico hanno portato ad una profonda trasformazione del calcio, sempre più simile ad una partita a scacchi giocata a 100 km/h.
Seppur non andremo ad approfondire troppo il tema della psicologia applicata al mondo del calcio, è doveroso sottolineare che il livello di competitività che le squadre hanno raggiunto negli ultimi anni ha portato considerevoli cambiamenti circa “come un calciatore vive la propria carriera”.
Una carriera che potrebbe rivelarsi piena di alti e bassi, costellata di infortuni o semplicemente contrassegnata da brevi periodi negativi. Occhio, però, i momenti di sofferenza mentale possono verificarsi anche quando le cose vanno bene o si vince. E qui torniamo al tema del forte stress.
Solitamente, affinché i propri tesserati possano godere di un supporto mentale che gli permetta di esprimersi al meglio, i club sono soliti ingaggiare vari professionisti: i “mental coach”, i “mental trainer” o veri e propri psicologi.
Amici spero vi sia piaciuta la mia analisi e che tornerete a leggermi prossimamente. Come vi ho anticipato in apertura, andremo ad approfondire il discorso ruolo per ruolo cominciando da quello del portiere. Un saluto a tutti!