Roma-Lazio: derby tra nervi e passione

Si prospettava una partita difficile, e tale si è rivelata ...


Si prospettava una partita difficile, e tale si è rivelata. Il Derby è sempre particolare, teso: una battaglia più che una gara di calcio. E spesso i Derby li vincono coloro che ci arrivano peggio: ieri l’ennesima dimostrazione, visto che la Lazio era reduce dalla sconfitta contro la Salernitana e dall’eliminazione in Europa League.

Ma la Roma avrebbe meritato qualcosina in più. Non è un giudizio di parte, lo si evince dai numeri: 61% di possesso palla, 8 tiri contro i 5 dei biancocelesti, anche se soltanto 2 nello specchio della porta.

Il primo tempo è stato molto combattuto ed equilibrato, senza troppe occasioni: un classico quando si parla di derby. Ogni contrasto è una guerra e la tensione è altissima. Soltanto un errore avrebbe potuto sbloccare il match. E, infatti, così è stato: Ibanez si è reso protagonista di una disattenzione fatale in uscita, Pedro ne ha approfittato per servire Felipe Anderson, il quale a sua volta non si è fatto pregare.

Dopo aver incassato il gol, la Roma ha risposto aumentando il livello di aggressività, cosa che gli ha consentito di recuperare tanti palloni e di tenere in mano il pallino del gioco. Il che, però, non si è tradotto nel pareggio.
L’unica “occasionissima” l’ha avuta Zaniolo (troppo solo), ma il suo tentativo si è stampato contro la traversa della porta difesa da Provedel.

La passione da parte di entrambe le squadre ha, invece, dominato nel secondo tempo. Per le sue caratteristiche, la Magica ha iniziato a soffrire ancora di più: obbligata a creare occasioni – cosa che un po’ fatica a fare – ha vissuto costantemente con il patema dei contropiedi laziali. Questi ultimi, tuttavia, non hanno prodotto granché e sono stati costretti a difendere il minimo vantaggio con grande sofferenza.

Mourinho, tra il 46’ e il 63’, ha buttato nella mischia Celik, il giovane Volpato ed El Shaarawy, ma senza ottenere risultati contrariamente a quanto avviene di solito con i suoi cambi. Stesso discorso quando sono entrati Belotti e Matic in seguito (73’). A un certo punto l’agonismo è diventato frustrazione, quella di non riuscire a sfondare. I dieci minuti di recupero sono stati contrassegnati da tanto nervosismo e da lanci lunghi e sterili. Troppo poco nel complesso, sebbene non meno della Lazio.

Cari amici romanisti, la delusione è forte, lo so. Ma non bisogna disperare: la squadra c’è, l’allenatore è Special e la classifica è molto corta. Quindi testa e cuore. Ci sono ancora due partite da giocare prima della sosta per i Mondiali, in trasferta a Sassuolo e all’Olimpico con il Torino. Sei punti per tornare dove la Lupa merita di essere.

Daje Roma!

Amantino Mancini