Il brasiliano: "Roma è una piazza difficile, ma José farà bene: vale Capello e ...
Quando vinci un derby ti porti dietro quella sensazione almeno per una settimana. E 18 anni fa ci svegliavamo ancora felici. Ci svegliavamo secondi in classifica. Per giorni, con gli occhi ancora pieni di un gol: quello di tacco di Alessandro Faiolhe Amantino detto Mancini.
Era la sera del 9 novembre 2003, la Lazio di un altro Mancini, Roberto, viene regolata con reti brasiliane: la prima dell'esterno arrivato in estate dal Venezia (ma acquistato dall'Atletico Mineiro), la seconda da Emerson. Quello contro i biancocelesti sarà il primo gol in campionato del "Tacco di Dio". Il primo di 59 centri in 222 presenze, condite da due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. «Eravamo una squadra unica, ci divertivamo in campo. Questa era la chiave». Di quella Roma e di quel gol abbiamo parlato direttamente con lui, con uno sguardo al passato e uno al futuro.
Il suo gol alla Lazio diventa maggiorenne. Quali sono i 3 più belli che ha segnato?
«Quello al Derby ovviamente è il primo, una serata magica. Poi metto per forza quello con il Lione, in una gara di Champions contro una grande squadra. Al terzo posto è difficile. Scelgo quello contro il Messina, nel gennaio 2005. Perdevamo 2-0 al primo tempo, poi Delneri mi mette dentro. Segnano Totti e Cassano, poi ci penso io, con un gol in cui mi smarco tutti in area di rigore. E poi la metto dentro».
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